Siamo stati li, su quei gradoni gelati ed antichi di una curva storica e poi su quei gradoni altrettanto freddi di metallo ma con uno sguardo più vicino al terreno di battaglia, siamo stati li, da giovani di un tempo moderno davanti allo streaming di un PC, siamo stati li, come vecchi amici nei bar del nuovo millennio davanti ad una TV che trasmette a pagamento, siamo stati li anche se eravamo lontani dalla nostra terra, perché eravamo li col pensiero, con quel pensiero che vola via e freme ad ogni battito del cuore.

Siamo stati li, mia cara Regina del Calcio marchigiano, siamo stati li, piccoli, adulti ed anziani, ad onorare la tua gloriosa storia, epica come quella degli antenati Piceni. Siamo stati li, a sorreggere e supportare chi ti amava, quando ad Agosto e ad Ottobre ha perso tutto. Il tuo popolo ha tremato di paura, ha vissuto e capito a proprie spese che la vita è un precario equilibrio sopra la follia, talvolta della società umana, talvolta di una Natura ribelle.

Siamo stati li, da fratelli, da amici, da popolo unico, che vive di amore ed appartenenza, che pochi Italiani conoscono. Si, siamo come le nostre olive, con un’impanatura esterna che ci rende dorati, con un’oliva verde appena sotto, che ci da speranza, e che racchiude un mix di carni che sono il sapore del nostro vivere. Siamo stati li, a soffrire, come sempre facciamo, perché non sappiamo amare se non soffriamo. Amiamo perché soffriamo! Lottiamo perché amiamo! Combattiamo per NOI, per tutta quella gente che vive di pochi soldi in un territorio che se anche trema è pieno di vita e di gioia di vivere.

In un servizio televisivo recente ci hanno descritto come fascisti, violenti, papalini… come l’isola nera, come una città che forse non esiste… ma forse in Italia sono altre le cose che non esistono, radicate in poteri frivoli, fumosi ed improduttivi. La gente della nostra terra, quella gente che non molla mai, si sta rialzando da sola dalla crisi dell’epoca moderna e dalle calamità naturali, ha scavato con le proprie mani, nel nero (si quello è stato nero per davvero) della macerie della morte.

E nonostante ciò, siamo stati capaci di non trascurar la culla della nostra più grande passione. È stato dato un rifugio ad ultras di ogni età in una nuova curva, è stato predisposto un futuro in una nuova casa più sicura. Perché negare l’Ascoli Calcio al Popolo Piceno, è come negare il sorriso ad un bimbo, è come levare lo sfogo ad un lavoratore, è come levare l’ultima gioia ad un anziano, in poche parole è come strappare il senso di appartenenza ad un Popolo. Un popolo il cui Regno non è di un Re ma è di NOI tutti.

Schopenhauer diceva “La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra il dolore e la noia, passando attraverso l'intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere.” Un tifoso del Picchio direbbe “La settimana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra una partita del Picchio e la successiva, passando attraverso l'intervallo fugace, e per di più illusorio, della quotidianità infrasettimanale.”

E allora stringiamoci a coorte, con le rime che tutti sappiamo:

Tutta la settimana ad aspettar

Di esser in curva per cantar

Il nostro orgoglio per sempre sarai

La Curva Sud non ti lascerà mai

Ascoli Calcio sei tutto per me

Prendo la sciarpa e vengo da te!

 

È stata la salvezza di tutti. Godiamocela, la sofferenza è stata tanta ma l’amore di più.

Fratelli bianconeri… Riprendiamo la marcia verso la gloria…

Ascoliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Sezione: Copertina / Data: Mer 17 maggio 2017 alle 11:18
Autore: Massimo Virgili
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