Dopo aver rivisto con attenzione la gara di Salerno, possiamo catalogare certamente la partita tra le più brutte dell'Ascoli di quest'anno, al pari di quella di Brescia. Squadra senza piglio, senza mordente, senza cattiveria ma anche senza identità. Non è stato il vero Ascoli quello sceso in campo all'Arechi, non è stata la squadra arrembante e di carattere vista nel secondo tempo di sabato scorso col Cittadella. Le attenuanti ci sono, altrochè. L'indisponibilità nello stesso momento di Augustyn , Mengoni e Giorgi, tre pezzi da novanta, hanno agevolato e di molto il compito dei padroni di casa, scesi in campo con il solo scopo di fare un sol boccone di un Picchio divenuto piccolo e sterile col passare dei minuti. Ma questa volta, sulle scelte di Aglietti, non si può non disquisire. Il tecnico in linea generale sta facendo un buon lavoro. Suoi i meriti importanti dei 38 punti e della crescita complessiva del gruppo oltrechè dello sviluppo esponenziale dei giovani. Suo il merito di un livello gestionale umano del materiale a disposizione perfetto e impeccabile. Ma sua anche la responsabilità chiara, limpida, palese di alcune scelte di formazione ieri apparse un tantino sbagliate. Posto che parlare a risultato acquisito e giochi fatti è sempre facile, è altrettanto lampante e lapalissiano che l'assenza dei due difensori, volente o nolente, avrebbe creato grattacapi sia dal punto di vista fisico che strutturale alla compagine bianconera. Stona in tal senso l'assenza del ghanese Addae, giocatore che Aglietti non ritiene una prima scelta, ma che nella gara di ieri avrebbe fatto molto comodo alla squadra. Non siamo in grado assolutamente di dire se Aglietti con Addae in campo vicino a Bianchi avrebbe fatto un altro risultato. Siamo però in grado di dire che questo centrocampo è apparso regalato agli avversari, in balia del fraseggio totale dei granata e costruito su un Bianchi che ieri è parso poco lucido e un Cassata fuori fase. Perchè allora insistere a imprigionare Cassata in una situazione di gioco che non gli appartiene ? Perchè forzarlo a giocare a due a centrocampo, quando ha dimostrato di esserne totalmente idiosincratico ? Cassata è un calciatore che ha nelle corde la discesa palla al piede, il provare a creare superiorità numerica e non il fraseggio due tocchi. Ogni qualvolta il ragazzo entrava in possesso palla, i margini di manovra erano limitati, soffocati anche dal pressing avversario, situazione di gioco che mal si sposa con le caratteristiche del talentuoso calciatore scuola Juve, in grado di ricoprire il ruolo di mezzala, trequartista, esterno ma non interno di regia. Quante palle, effettivamente, hanno toccato Cacia e Bentivegna ? Come mai fossilizzarsi poi su Mignanelli terzino e Felicioli alto, quando i fatti dicono che il più bravo a difendere tra i due è quest'ultimo. Se poi, come giustamente il bravissimo tecnico toscano dice che è mancato l'atteggiamento giusto, probabilmente anche li qualche pecca da parte dello staff c'è stata. Chi vi scrive, ha piena fiducia nel lavoro del tecnico che ha, come sottolineato, dei grandi meriti. Ma l'identità dell'Ascoli, quella vera, ancora non è stata svelata appieno, e soprattutto ieri non l'abbiamo vista nemmeno, appunto, sul piano caratteriale. Il rientro di Giorgi, ormai imminente, darà una grande mano al mister. Su questo non ci sono dubbi, lo dicono i numeri. Attualmente, il centrocampo bianconero è il punto debole, ragion per cui servono i muscoli, il cuore e i piedi del capitano. E' bene voltare pagina, pensare al Carpi, che arriverà sabato al Del Duca e che non appare in grandi condizioni di forma. L' Ascoli deve avere in primis il giusto atteggiamento. Fuori discussione. Ma soprattutto deve accumulare altri punticini. Vincere si, ma occhio a non perdere, perchè a quel punto la situazione potrebbe ingarbugliarsi. Non è necessario essere sempre sbarazzini e attaccare all'arma bianca se non lo si fa con la giusta idea di gioco. 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 27 marzo 2017 alle 13:52
Autore: Manuel Fioravanti
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