Contro il Cittadella, l'Ascoli ha ottenuto tre punti che definire fondamentali vorrebbe dire sminuirli. Sono punti vitali, una boccata d'ossigeno determinante per l'Ascoli, ora ancor più vicino alla meta che dista , calcoli alla mano, circa 7-8 punti. Guai a distrarsi dunque, perchè la squadra di Aglietti è chiamata ora a farli prima possibile, con serenità certo , ma con quella concentrazione e quell'applicazione mostrata nelle ultime due gare. Se l'Ascoli è squadra, se la gioca con tutti, anche col Verona in trasferta. Se l'Ascoli è invece un complesso mal funzionante, in cui ognuno va per conto suo, come col Pisa e col Novara, arrivano le sconfitte. Spesso, si dice che quando si vince per merito di chi è subentrato, l'allenatore è stato bravo ad azzeccare i cambi. In questa settimana invece, da parte dell'ambiente bianconero, abbiamo notato uno strano ostracismo verso il timoniere tecnico ascolano, accusato invece di aver ''lasciato in panchina'' i giocatori decisivi. Aiutato sicuramente dalla fortuna, il tecnico ha comunque grandissimi meriti. Se la gestione tattica, specie delle gare in casa, ha ancora palesato qualche lacuna, la gestione umana dello spogliatoio fino ad oggi si è rivelata vincente e determinante nella conquista dei punti. Aldilà di alcune gerarchie ben definite che ogni squadra deve avere, il mister ha messo tutti sullo stesso piano. Senza badare agli squilli di tromba di procuratori e addetti ai lavori, l'allenatore ha fatto le sue scelte, ha messo Orsolini qualche gara in panchina e lo ha inserito quando era pronto. Senza conoscerne a fondo i modi usati,  ha avuto ragione al cento per cento. Il diktat di Aglietti è chiaro fin dal primo giorno: gioca chi merita. E chi non gioca, dimostri quando è chiamato in causa di meritare di giocare. Cosi facendo, tutti i giocatori si sono sentiti messi in discussione, e stimolati a dare di più. Orsolini ne è la prima testimonianza, ma Gigliotti è la più nitida. Il difensore francese, venuto come titolare ma lasciato in naftalina nella prima parte di stagione, ha dimostrato in queste due partite la metamorfosi che lo farà continuare a scalare gradi da titolare e divenire parte intergrante anche del progetto futuro. Il calciatore elegante ma poco sostanzioso della prima parte di torneo ha lasciato posto al difensore arcigno e essenziale visto nelle recenti due uscite. Messo dunque in discussione dal tecnico, ha capito che oltre alle doti tecniche occorrono anche quella cattiveria e quella determinazione necessarie alla lotta per la sopravvivenza. Stesso dicasi per Orsolini. E quindi , no, non si può assolutamente dire che il mister abbia sbagliato a metterli in panchina, bensi il mister ha il merito assoluto di farli rendere cosi. Le scelte gli danno ragione, i giocatori anche. La strada è giusta, ottenere la salvezza prima possibile e poi mettersi a tavolino. Tommaso Bianchi è rientrato dall'infortunio. E si sente. Spesso criticato per la sua mancanza di ingegno che un centrocampista dovrebbe avere, noi su queste pagine ne abbiamo invece sempre lodato le sue caratteristiche e la sua importanza. Giocatore che non avrà la fantasia di Pirlo, ma ha sicuramente l'ordine tattico, l'intelligenza, il carisma e le geometrie per essere il centrocampista che serve in mezzo al campo. Anch'egli senza strafare, il suo gioco è semplice e lineare in fase di possesso e presente e indiscutibile nella fase di non possesso. Calciatore che spesso non si nota, ma si sente e, una volta tornato dall'infortunio, dopo un paio di gare usate per riprendere la condizione, è tornato a farla da padrone, in attesa del rientro del capitano Giorgi per il rush finale. Che partirà da domenica. A Salerno, senza paura. 

Sezione: Editoriale / Data: Mar 21 marzo 2017 alle 12:36
Autore: Manuel Fioravanti
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