Può un giocatore capace di disputare 3 stagioni con l'Inter, decidere di ripartire dalla Serie B, sporcandosi le scarpette nei campi di provincia ed, in seguito, diventare mito di quella piccola realtà che, con lui, è diventata grande? Si, se parliamo di Adelio Moro.
Nato il 14 Aprile 1951 a Mozzanica, per i bergamaschi, la Venezia della Bassa, muove i primi passi calcistici con la maglia delle giovanili dell'Atalanta, la sua squadra. Con gli Orobici esordisce in Serie A , a 17 anni, il 23 Marzo '69, al minuto settantadue, in un Atalanta - Sampdoria che terminerà con un moscissimo 0 a 0. Quella sarà l'unica presenza per il giovane centrocampista lombardo che, l'anno seguente, verrà mandato a farsi le ossa nella vicina Cremona, in Serie D. Torna a Bergamo nella stagione '70-71, con la Dea in Serie B. Quella stagione, per il giovane Moro, sarà da incorniciare. Secondo posto in campionato - e conseguente promozione in Serie A - ed 11 reti stagionali che lo dichiareranno capocannoniere della squadra, a soli 20 anni. Una stagione magica, condivisa sul campo con due ragazzi che, in futuro, scriveranno pagine indelebili dell'Atalanta: Antonio Percassi e Giovanni Vavassori
Moro resta a Bergamo, a casa sua, anche l'anno seguente, collezionando 21 presenze e siglando 6 reti, facendosi notare dall'Inter di Mister Giovanni Invernizzi, quell'Inter finalista di Coppa Campioni e reduce da annate straordinarie sotto la guida del mago Herrera. Purtroppo per Moro, l'esperienza con indosso il neroazzurro del Biscione, non porterà ai risultati sperati. L'Inter dei primi anni '70 è una squadra in fase di ricostruzione, forse ancor troppo paga dei successi ottenuti negli anni passati. In tre anni, la Beneamata non riuscì ad andare oltre il quarto posto in campionato, nonostante la presenza di campioni come Boninsegna, Oriali, Mazzola e Facchetti. Moro, nel 1975, lascia Milano in direzione Verona, accasandosi alla corte dell'Hellas. Con gli Scaligeri resterà una sola stagione, collezionando 20 presenze e 2 reti. Nel 1976, la chiamata del Presidente Rozzi convince il centrocampista, ora 25enne, a scegliere Ascoli come piazza dove ripartire. L'Ascoli è in Serie B, decisa a riprendersi la Serie A, ad ogni costo. La prima stagione non va come prevista, i bianconeri, infatti, non vanno oltre il nono posto, vedendo festeggiare, da lontano, Vicenza, Pescara e proprio l'Atalanta; la seconda stagione, però, resterà nella storia. L'Ascoli di Moro, Scorsa, Ambu e Pasinato, allenata da mister Renna, è una locomotiva ed ammazza il campionato arrivando a quota 61 ed ottenendo il record di punti in Serie B, con la regola dei 2 punti a vittoria. Un'annata memorabile che riporta in A i Marchigiani e consegna i ragazzi di Renna alla storia con il nome di Ascoli dei Record. Moro, in quella stagione, ne mette a segno 13! Quegli anni, per i sostenitori bianconeri, sono anni di grazia. Il ritorno in Massima Serie coincide con un decimo posto in campionato e, per Moro, la medaglia di miglior marcatore della squadra, con 6 segnature. La stagione seguente, quella 1979-80, vedrà l'Ascoli correre ai piani alti, concludendo la stagione al quarto posto, il miglior piazzamento in Serie A nella storia del Picchio. Moro gioca sempre, collezione 5 anni in bianconero, con 151 presenze e 30 reti, contribuendo ad una promozione, due salvezze ed un quarto posto. Nel 1981, però, il centrocampista riceve la chiamata del top club, del Milan. Moro tentenna ma poi decide di tornare a Milano, di provare nuovamente a scalare il calcio che conta nella città della Madunnina, questa volta, sponda rossonera. La scelta è sciagurata. Il Diavolo, appena tornato nel calcio dei grandi dal purgatorio della B, è una squadra con buone individualità ma incapace di concretizzare le idee di gioco di mister Radice. I rossoneri escono al primo turno di Coppa Italia contro l'Inter e, dopo una stagione surreale, contrassegnata da un cambio in panchina ed uno di proprietà, arrivano all'ultima giornata stanchi e nervosi, riuscendo a vincere a Cesena ma salutando la Serie A a causa dei pareggi di Genoa (contro il Napoli) e Cagliari (contro la Fiorentina). Il Milan torna in Serie B e Moro, deluso, si accasa a Cesena. Una stagione con i Romagnoli e poi, nel 1983, il ritorno a casa, a Bergamo. Con l'Atalanta gioca poco, solo 8 presenze, ma conquista comunque la sua terza promozione in Serie A, abbandonando il calcio professionistico a 33 anni ed accasandosi in C2, all'Ospitaletto. Moro, oggi 68enne, continua ad essere ricordato dai tifosi bianconeri per l'eleganza in campo e per il fiuto del goal, merce rara per un centrocampista. Lui, freddo e concentrato in campo, capace di realizzare 23 rigori su 24 calciati in carriera e di detenere il record di realizzazione di penalty in Serie A: 10 su 10. Un altro record per l'uomo dei record.
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