Interessante intervista della Gazzetta dello Sport al tecnico dell'Ascoli Paolo Zanetti. Queste le parole dell'allenatore bianconero.

Il più giovane di tutti guarda tutti dall’alto. Paolo Zanetti, al debutto in una B che pare una centrifuga, ha portato l’Ascoli in vetta. Lei crede nel destino?
"Io credo nel lavoro. E con i sacrifici devi sperare che il destino venga dalla tua parte".

L’Ascoli è la sua seconda squadra, come nel 2005 era la seconda l’Empoli che andò in Serie A con lei in campo.
"Parallelo interessante. Non dipende solo dal destino, comunque sognare è gratis: noi di certo restiamo umili".

Sempre il destino, andiamo al 22-4-2007: il primo gol in A lo fa con la maglia dell’Ascoli. 
"Certamente, eravamo in campo neutro a Verona contro il Catania, e chi se lo scorda?".

Come ha ritrovato l’Ascoli 12 anni dopo? 
"Città sempre bellissima. Società nuova e cresciuta tanto, vedi il centro sportivo che 12 anni fa non c’era. E poi i tifosi, che sono sempre caldi".

Come spiega il primato?
"Risultati sudati ma meritati. La B è tosta: in certi momenti bisogna saper tenere botta, in altri abbiamo la prepotenza giusta per segnare tanti gol".

Lei è appassionato di auto: a quale sembra il suo Ascoli?
"Una muscle car, con tanti cavalli ma non ancora di lusso: direi una Mustang".

Se la Salernitana avesse battuto il Chievo sarebbe arrivata in vetta con voi: l’allenatore più giovane e il più anziano.
"Ventura è bravissimo, ho fatto un ritiro con lui al Toro.Io ero il più giovane già in C, sono abituato: devo imparare ma mi so prendere le responsabilità".

Ha smesso di giocare a 32 anni, a 36 allena ed è primo: come spiega questo successo?
"Ero alla Reggiana, avevo problemi a un ginocchio, avrei potuto giocare ancora ma mi sentivo un peso. Così ho deciso di investire su me stesso e di lanciarmi, ho fatto la gavetta accanto a Colombo e sono partito: scelta che sta pagando".

Dicono che lei non si fa cogliere impreparato nelle difficoltà. Cosa vi può succedere?
"Non dobbiamo perdere di vista la nostra realtà e la nostra dimensione. L’obiettivo sono i playoff, restiamo lucidi".

Ha avuto allenatori importanti. Da chi ha imparato?
"Ne ho avuti 26, una fortuna. Ho imparato il bene e il male. Mario Somma era in ascesa e mi ha insegnato tanto".

La stagione scorsa al Südtirol è passato, a inizio primavera, dal 3-5-2 al 4-3-1-2 che ora propone ad Ascoli. Perché?
"Gli avversari ci conoscevano e in attacco avevo più soluzioni. Non sono legato a un modulo: bisogna saperli allenare tutti, la differenza è in difesa. Qui faccio un calcio dinamico, non attacchiamo o difendiamo mai alla stessa maniera".

E ha tanti talenti...
"Meglio un giovane di qualità che un esperto demotivato. Scamacca, Da Cruz, Chaija, Gravillon, Ferigra: oltre ai risultati, lanciare qualche giocatore è molto gratificante".

Ascoli, il 4-3-1-2, il tifo per il Milan. Tutto va a Giampaolo…
"Lo stimo molto. Mi voleva all’Ascoli, quando sono arrivato era appena andato via. Un maestro. Qui è un idolo, lo seguo tanto: ha avuto successo ovunque, l’avrà anche nel Milan".

E’ uno dei giochisti o il risultato viene prima di tutto?
"Non sono integralista, non credo nel possesso palla a tutti i costi, non dobbiamo fare il City. Giocare bene piace a tutti, ma il gioco deve andare di pari passo con il risultato".

Un bel risultato l’ha già ottenuto: la Panchina d’oro in C.
"Grande gioia, perché votano i colleghi. Chi meglio di loro può giudicare? Sono stato il più giovane della storia".

E’ vero che quando a Coverciano hanno annunciato la sua vittoria, lei era nel parcheggio a chiacchierare? (ride)
"Esatto. Non me l’aspettavo, quando mi hanno chiamato pensavo a uno scherzo".

E si è presentato con i jeans.
"L’anno prossimo, non si sa mai, metto la giacca: una cosa che non faccio mai...".

Sezione: Primo Piano / Data: Ven 27 settembre 2019 alle 10:30 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Redazione TuttoAscoliCalcio / Twitter: @TuttoAscoli
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