Pesante, pensierosa, con tanti flash riguardanti il primo tempo di ieri, desolante. Così è stata la notte appena terminata del tifoso ascolano, successivamente alla partita di ieri. Una notte ricca di pensieri e incubi, una notte in cui le immagini di un Bertotto “solo” e di una squadra tatticamente, fisicamente e mentalmente alla deriva , hanno fatto da padrone. Perché diciamola tutta, al netto del pareggio di Sabiri, nell’Ascoli di ieri, così come quello visto col Pordenone, c’è da salvare ben poco. Se non Sarr e il risultato. Si, il risultato, perché prendere un punto ieri è stato fondamentale. È stato il massimo che, considerando quel che verrà a breve, si potesse ottenere. Valerio Bertotto infatti, verrà esonerato verosimilmente in giornata. Almeno lo fa guadagnando un punto, togliendone due all’Entella e dando la speranza al proprio successore che su qualcosa si può lavorare con l’ausilio del risultato che, ripetiamo, non è certo una sconfitta. Destino segnato quello di Bertotto, ma probabilmente lo era già dal giorno del suo arrivo. Allenatore che aveva avuto poca esperienza e spesso negativa nel calcio che conta da mister, con il quale la società ha tentato di scommettere come un Dionigi-Bis dopo l’addio burrascoso del tecnico artefice della salvezza. Bertotto ha comunque lavorato seriamente, finché ha seguito le sue idee di calcio la squadra si era ben disimpegnata, facendo punti e prestazioni con Brescia e Reggiana e perdendo ma con onore con Lecce e Frosinone, non certo due squadre qualunque. Da quando il mister ha abbandonato la sua filosofia iniziale, rincorrendo altre strade, forse divorato dalle pressioni (ma vien da chiedersi di chi, visto che allo stadio non può entrare nessuno), ha perso la retta via. Ieri la gara è stata dal punto di vista tattico un vero e proprio disastro. Questa squadra non ha attualmente gli interpreti per giocare 3-5-2, considerato specialmente che Brosco non può essere portato a difendere esternamente all’area di rigore (ma neanche Avlonitis quando rientrerà), perché in spazi larghi va in difficoltà. Ogni volta che De Luca si buttava sopra a lui e lo puntava, erano potenziali dolori. Altro enigma è Kragl. Al momento il tedesco è tutto fuorché un quinto di centrocampo a tutta fascia. Preparazione a singhiozzo e gamba non piena, ne limitano le doppie sortite. Kragl è stato inserito in una squadra che stava costruendosi per giocare a 4 dietro e da terzino sinistro ha fatto la sua figura almeno finché il fisico, ancora a secco di un adeguato pieno di carburante, lo ha sorretto. Il gol preso col Frosinone, nato dalla zona sinistra, non lo abbiamo preso perché Kragl non sa difendere, bensì perché era stanco alla prima presenza dopo mesi. E che dire di Cavion a tutta fascia e di due punte delle quali una (Cangiano) non è una punta, e l’altra (Tupta) non è un centravanti puro e comunque entrambi, per giocare davanti, hanno bisogno di un giocatore più fisico davanti ? Stona l’assenza di Bajic, giocatore pesante, un po’ macchinoso, ma che ha dimostrato di avere colpi e numeri adeguati alla categoria. Insomma, tanti giocatori fuori ruolo per sorreggere un ipotetico modulo nel quale Kragl doveva essere protagonista e invece non può esserlo. Dove erano Pierini e Chiricó, che quando sono entrati hanno fatto tanto di più di Tupta e Cangiano in pochissimo tempo ? Altra domanda da non sottovalutare. Perché la squadra non corre ? Perché le gambe sembrano vuote e scariche ? Perché l’Ascoli arriva secondo sulla palla 8 volte su 10 ? Tutto parte sempre dalla testa, è vero. Intensità, voglia di contendere un pallone, capacità di lotta. Ma senza un adeguata condizione atletica si rischia di sopperire. Oltretutto facendo un modulo, il 3-5-2, che necessita più di tutti gli altri di gamba, fisicità, atleticità, profondità, e che potrà essere praticato solo quando tutti saranno al top della condizione e comunque sempre lasciando fuori qualche giocatore che in fin dei conti potrebbe essere sfruttato meglio. Tutto da rifare dunque. Ma con un aiutante oggi fondamentale. Il tempo. Si. Perché forse nessuno lo ha capito, ma siamo ancora all’ottava giornata, ne mancano 30, siamo a Novembre e i margini ci sono assai. A patto però, di non sbagliare allenatore. L’Ascoli ora non può sbagliare la figura da mettere in panchina. I nomi sono tanti in ballo. Irraggiungibili (e quindi da evitare anche solo di sognare) i vari Nicola, D’Aversa, Andreazzoli e Semplici che aspettano solo la A, in lizza rimangono alcuni nomi interessanti. Rastelli per il carisma, Baroni per il buon gioco, Breda per l’esperienza e la sicurezza, Bucchi per il rilancio, Stramaccioni e Zenga per l’esperienza internazionale, Pillon per il porto sicuro, Di Biagio per la voglia di emergere. E poi c’è Dionigi. Il tecnico artefice del miracolo di pochi mesi fa. Ma tornerebbe ? E la società farebbe un passo indietro per prenderlo ? E con quali motivazioni. Se è vero che una qualcosa che si rompe difficilmente tornerà come era prima, è pur vero che, parafrasando Venditti, certi amori non finiscono. Fanno dei giri immensi e poi ritornano...

Sezione: Editoriale / Data: Lun 23 novembre 2020 alle 08:15
Autore: Manuel Fioravanti
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