Arrivati al termine di questa altalenante ed emozionante stagione di Serie B, possiamo finalmente tirare le somme sul rendimento dell'Ascoli Calcio 2018/2019, approfondendo in particolar modo l'aspetto relativo alla figura dell'allenatore Vincenzo Vivarini, arrivato in sordina dopo l'addio da molti mal digerito di Cosmi e al centro del dibattito delle folle in questo periodo, per presunte colpe nella gestione di svariate partite. Ma quanti errori e quanti meriti ha realmente Vivarini in questo tredicesimo o dodicesimo (è di ieri la notizia della retrocessione ufficiale del Palermo in serie C per illecito amministrativo, attendendo il ricorso) posto in classifica? Analizziamo la situazione a 360 gradi, concentrandoci nello specifico sull'obiettivo prefissato ad inizio campionato, sul modo di giocare della squadra e sui capi d'accusa che pendono sul tecnico ex Empoli. L'organico di cui Vivarini si è fatto carico ad inizio stagione, pur avendo delle singolarità importanti, è sempre apparso un gradino più in basso rispetto alle big del campionato, con rose nettamente più complete e preparate, essendo stato costruito per ottenere sul campo, in uno dei campionati più difficili degli ultimi anni vista la riduzione del numero di squadre iscritte, una salvezza relativamente tranquilla. Il fatto che l'Ascoli quest'anno abbia dato l'impressione di poter lottare per qualcosa di più, contro le aspettative iniziali, e che sia andata più volte vicina ma mai troppo al grande sogno chiamato play-off, non è forse in parte da attribuire alla figura del coach abruzzese? Non è un segreto che l'annata appena conclusa, oltre ad essere stata la migliore dell'Ascoli dal suo ritorno in Serie B, sia anche stata ben interpretata da Vivarini, che ha saputo proporre un gioco tendenzialmente propositivo come nel Piceno non si vedeva da tempo, in particolar modo nella prima parte di stagione. Ricordando anche le assenze che hanno martoriato il Picchio durante tutto il corso della stagione, da Ardemagni fino a Lanni, aggiungendo gli episodi Perucchini e il pessimo arbitraggio dell'arbitro Volpi nella partita crocevia della stagione in Liguria, per concludere con il pesante passivo di Lecce, dal quale pochi tecnici e pochi giocatori sarebbero stati in grado di ripartire, il bilancio che ne deriva risulta comunque sicuramente positivo. La tendenza della squadra a chiudersi una volta ottenuto il vantaggio e, conseguentemente, a subire ribaltamenti di risultato, è probabilmente la vera ed unica macchia nera nell'oceano di lavoro svolto nel corso dell'anno dal mister abruzzese, una macchia pesante che ci si augura di veder scomparire il prossimo anno per puntare a traguardi importanti, come l'Ascoli merita, con Vivarini in panchina.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 14 maggio 2019 alle 09:00
Autore: Giacinto Di Vardo
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