Ripercorrendo le note della famosa sigla di uno dei cartoni animati più celebrati e irriverenti degli anni 90, i giocatori bianconeri oggi avrebbero dovuto mostrare la maschera dell’uomo tigre. Solitari in un tardo pomeriggio sono stati chiamati ad una battaglia in un’atmosfera fantasmagorica fatta di silenzi, urla, rimbombi e cori provenienti da lontano.

Nonostante un primo tempo in cui gli scaligeri hanno affrontato i fantasmi della squadra dell’Ascoli Calcio, il risultato finale dà quello spiraglio di luce che in momenti come questi sono indispensabili. Un’altra sconfitta e, sarebbe stata nebbia assoluta. Sul banco degli imputati salgono i singoli e alcuni atteggiamenti della squadra.

I singoli: Valentini, che guiderà la difesa dell’Ascoli a Chiavari, in virtù della squalifica di Brosco ha fornito una prestazione imbarazzante sia in fase difensiva che d’impostazione. Petrucci è all’ennesima partita tra l’anonimato e il pasticcio, nonostante un buon tiro nel primo tempo. Piccinocchi dà l’idea di giocare tra i banchi delle scuole elementari. Nel primo tempo insomma si salva solo Cavion, che corre, corre, corre, ma anche lui a vuoto.

Tenuta fisica: situazione opposta a quella di Pescara, nel secondo tempo le gambe sembrano girare meglio e con giusta direzione e convinzione. Brlek, Morosini e Trotta su tutti. Stellone stavolta azzecca i cambi, sbilancia la squadra all’attacco, ma indovina la strategia giusta che manda il Chievo in confusione.

Mentalità: dalla totale assenza di tutto è bastato un rinvio sbagliato dal portiere avversario a scatenare, a corrente alternata, tratti di quella “raja” che i tifosi ascolani amano tanto. Forse è stata più una reazione focosa che qualcosa di definito con testa e tattica. Ninkovic ne è l’esempio lampante, e ribadisce che questa squadra non può prescindere da lui. Con più lucidità ci scappavano anche i 3 punti.

Tuttavia, la squadra non sembra più sicura di sé. Ha il tipico atteggiamento del fuoco sottoposto a folate di vento. Si spegne e si riaccende, sembra divampare ma poi si affievola. Stellone non ha ancora trovato la cura, ma qualche segnale positivo c’è. Difficile capire qual è la causa del male: se i muscoli o la psiche. Di certo c’è che i sogni sono cambiati. E sono per forza di cosa di natura terrena.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 04 marzo 2020 alle 21:54
Autore: Massimo Virgili
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