Mi devo sentire coinvolto emotivamente per dare il massimo”, cosi disse festeggiando il derby vinto con la Roma con un bagno nella Fontana del Gianicolo. E in Ascoli troverà ciò che vuole Mister Delio: entusiasmo, calore, follia e amore. Ma anche quella pressione, quella tensione, che solo un mister di grande esperienza può reggere. Perché la pressione dell’amore piceno verso la sua squadra del cuore è terribilmente più forte di quell’Onda d’urto tanto narrata dal tifo di riviera.

Perché il tifoso ascolano è aristocratico nei gusti di un fasto passato, ma anche verace e aggressivo nell’accaparrarsi il primo posto accanto al fuoco nei momenti bui. E lei caro mister, che ha già alzato al cielo un trofeo e combattuto per traguardi prestigiosi, ha anche quel pizzico di follia furiosa, che a noi tanto piace. Perché in essa noi ci specchiamo, in quel salotto elegante di Piazza del Popolo, e in quell’arena che sotto il fuoco del sole estivo diventa teatro di grida e gesta di una Quintana che brama vittoria, tra cavalleria e intrepida battaglia.

In te confidiamo di spronare quei giocatori che non meritano la gloriosa maglia del Picchio. Sempre vivo nei ricordi di chi ama il calcio e naviga su YouTube ai tempi d’oggi, il suo diverbio con Adem Ljajic di quando lei sedeva sulla panchina viola. Ciò che è vero sul panorama nazionale, e ciò che segue le norme morali del mondo intero, non è detto che valga nel Piceno. Perché se i nostri giocatori non ce mettono la ‘raja, farà bene a sostituirli cosi come fece con il giovane talento serbo.

Il suo predecessore è stato sentenziato prima dal tifo medio e poi decapitato dalla frangia ultras. Lei sa che in Ascoli, la vita è dura per quanto è bella. Ma la vetta più affascinante è sempre quella più impervia. Le auguriamo di portarci anche quest’anno ad un’agognata salvezza, per poi magari fantasticare nel prossimo futuro. Troverà una squadra in formato puzzle, di cui alcuni pezzi sono rimasti in mano al fornitore. Non sarà semplice come ai suoi tempi, azzurri, rosa o viola, ma il bianconero ha il suo fascino e le sue eterne difficoltà. Perché o si vede bianco o si vede nero, perché l’ascolano non è mai con i piedi per terra.

Ci riporti a vivere le partite come battaglie storiche, sappiamo già che non giocheremo né a Napoli, né a Torino, né a Milano. Ma è da anni che questa squadra fa una fatica immane, schiacciata da quella pressione che non sa più reggere. Trasformi di nuovo questo tenero Picchio, in quel Picchio Rapace, che fece conoscere Ascoli oltre territorio.

Benvenuto DR!

Sezione: Editoriale / Data: Dom 29 novembre 2020 alle 14:25
Autore: Massimo Virgili
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