È un sabato di fine gennaio, che sa più di primavera che d’inverno. Il Sole va e viene ma è sempre presente sopra al Del Duca. Spira un leggero venticello, che copre e scopre qualche nuvola, lassù nell’azzurro del cielo. Cosi come al 93°. Una nuvola, un colpo di vento, il Sole si scopre. Punizione dal limite, batte Dionisi rasoterra, rimpallo, botta di Brosco. Goal del capitano. Vittoria ascolana, di quelle che ci piacciono. Di quelle alla luce del Sole.

Non è tutt’oro quel che luccica, soprattutto riguardando un primo tempo dove il motore e il cervello del Picchio sbatte più volte sul muro bresciano costruito e disegnato secondo lo stile di Dionigi. Senza intestardirci su valutazioni di natura prettamente tecnica, oramai il Kragl in veste terzino, smonta il reale valore di questo giocatore. Anche il centrocampo ha faticato molto nei primi 45 minuti con un Buchel che soffre troppo e un Saric che quando l’avversario copre bene il campo finisce sempre col cincischiare. Ma alla fine ciò che conta davvero è che questa squadra ora sembra unita, volenterosa e consapevole dei propri mezzi, per tutti i 90 minuti.

Il calciomercato di riparazione si sta avviando alla sua conclusione. Anche qui difficile capire se le scelte saranno azzeccate. Di certo una cosa è lampante. Mister Sottil ha dato fin da subito spazio ai nuovi, mandando un messaggio chiaro e preciso ai giocatori acquistati durante l’estate. E se consideriamo lo spazio che ha dato a Quaranta ed Eramo, la squadra titolare è ormai per almeno la metà diversa da quella di Settembre.

Per ora, tutto bene quel che finisce bene, con quel tocco di Romanticismo misto a commozione al goal di Eramo, e a quella goduria sfacciata al goal di Capitan Brosco. Durante l’intervista finale, sembrava (Brosco), con quell’accento romano, di sentir un certo Sandro Nesta, quello in versione calciatore, che oltre ad esser stato uno dei migliori difensori italiani, aveva anche il vizio del goal.

Siamo ancora nel fango puzzoso, ma se ogni volta che battaglieremo, avremo il Sole ad illuminarci la strada, l’obiettivo sarà più visibile e reale. Quel Sole che lassù sembra lontano, ma è il Fuoco Primordiale, quel fuoco che aleggia nell’aria e non si tocca. Ma scalda e muove la vita.

Perché il Fuoco, quello che brucia e incendia è ancora tenuto lontano, là nei cuori dei tifosi, ostaggi fuori dall’arena. Ma la brace arde lenta, in attesa di avvicinare qualcosa da incendiare. E prima o poi, torneremo ad incenerire tifo e squadra ospite, su quegli spalti che ci hanno resi famosi, ma soprattutto popolo. Di famiglia in famiglia, da amico ad amico, dal 1898 a sempre.

Ascoli non conosce resa… mai si è visto questo atteggiamento scavalcare le mura picene.  

Per aspera ad astra

Sezione: Editoriale / Data: Sab 30 gennaio 2021 alle 18:29
Autore: Massimo Virgili
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