Perché un amore a distanza è difficile, porta la sofferenza all’esasperazione, alla follia. È come quel pugile che vuole sferrare il colpo decisivo ma c’è qualcuno dietro che lo tiene. Quanto pesa non starti accanto. Quanto pesa non fare i chilometri per te, ad urlare per te, a combattere per te. Quanto pesa il sabato non riunire il popolo piceno bianconero per osannarti al Del Duca. Quanto pesa non farti sentire il nostro amore, la nostra rabbia, la nostra passione e ossessione sul collo dei calciatori che indossano la maglia della nostra anima.

E invece siamo relegati li tra tastiera e divano, tra calci e cazzotti contro il nulla, conditi da imprecazioni che viaggiano nel salotto o in camera e sbattono contro le pareti di casa invece che contro la tifoseria avversaria. Quanto pesano quei perché- non calci più forte, perché non la passi prima, perché non ti butti- invece del coro-Forza Picchio olè non mollare perché, tutta la curva è con te. Quanto pesa non aver fatto capire a sta squadra cosa significa far parte dell’Ascoli Calcio.

Perché Entella-Ascoli è ormai un fantasma di quelli brutti, dei play out di pochi anni fa, del 3-0 dello scorso anno di un Ascoli che camminava in campo contagiato dall’apatia. Invece doveva esser il ricordo di quell’Ascoli-Ternana del 17.03.2018 che vedeva due formazioni ultime in classifica lottare per la morte dell’altro. Quel rigore allo scadere di Lores Varela stavolta non c’è stato, anzi sono piovute due espulsioni a rispedire il Picchio in giorni tormentati.

Quanto pesa un Sabiri che sembra di un altro livello ma calcia a mo di carezza, e quel D’Orazio tutto strazio, quel Caligara senza umiltà, quel Kragl furioso (ma per cosa?), quel Dionisi alla ricerca di sé, quel Bajic da calcio balilla, quel Buchel in versione direttore d’orchestra, che prende disegna calcio e se ne va …

Pesano tanto, ma ciò che pesa di più è non starti accanto.

Quel vuoto tra noi e te, fa più male della terz’ultima posizione in classifica. Perché l’unica speranza di salvezza passa per il nostro tifo sugli spalti, passa per quell’utopia che non è realtà ai tempi d’oggi.

Allora, non ci resta che il miracolo, che quell’Angelo di nome Costantino, vada da Dio a supplicarlo di non far vivere alla sua meravigliosa creatura la disavventura di un altro terremoto.  Seppur nessuna scossa o crepa farà mai crollare la nostra passione …

Per aspera ad astra

Sezione: Editoriale / Data: Sab 06 marzo 2021 alle 16:19
Autore: Massimo Virgili
vedi letture
Print