Si è ripreso il suo spazio. Interiore e sul campo. Leonardo Morosini ad Ascoli ha ritrovato prima di tutto se stesso. In Serie A, con il Brescia, ha lasciato rimpianti inespressi. Pochi minuti giocati, meno di 30. Impossibile darsi un giudizio, impossibile farselo dare. E così a gennaio ha ottenuto, non senza faticare, la possibilità di andare a sfogare il suo rimpianto altrove. Dove lo hanno voluto e dove lo hanno rimesso nella sua posizione naturale, il trequartista. E in un mese ha incollato tanti gol quante presenze con il Brescia: 3. Lasciare la maglia con cui ha vinto l’ultimo campionato di B e con la quale è cresciuto dai 14 anni in poi è stato come strappare la sua biografia.

Il distacco precedente, quello del 2017, ha avuto una genesi differente. In quel gennaio il Genoa lo prelevò per portarlo in A e iniziarlo al calcio dei grandi. Fu un distacco meno traumatico. Un altro gennaio, tre anni dopo, gli ha riproposto lo strappo. Più profondo per non aver avuto l’occasione di dimostrare (anche a se stesso) di poter giocare nel giardino dei grandi. E anche il distacco è stato più complesso. L’Ascoli, prima di averlo, ha dovuto sbriciolare le resistenze del club di Massimo Cellino. Perché Leonardo, come gli è sempre capitato ovunque, non è solo un giocatore. È un dispensatore di emozioni e di generosità nei confronti di tutti. Perdere la fiducia in sé aveva limato il lato calcistico. Ora, pienamente sostenuto, ha ritrovato tutte le sue sfaccettature.

Sezione: Rassegna Stampa / Data: Gio 20 febbraio 2020 alle 09:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Redazione TuttoAscoliCalcio / Twitter: @TuttoAscoli
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