90 minuti ancora da giocare a La Spezia ( speriamo siano sufficienti) per arrivare alla fine di questo tribolatissimo campionato che continua a mantenere per il Picchio un andamento ondivago e che prosegue nel denotare tutti i pregi e i difetti di questa squadra. La gara col Livorno di ieri ne è l'emblema. L'Ascoli è apparsa una squadra incapace di gestire le emozioni, incapace di far fronte alle pressioni, incapace di tenere i nervi saldi e di giocare  una partita di gestione sul piano emotivo, con tensione sempre al limite. Non ne è stato capace Giorgi, capitano, uomo simbolo, leader carismatico della squadra, che per amore ha giocato in condizioni non ancora accettabili visto il lungo infortunio (e quindi non è criticabile in alcun modo, e siamo d'accordo, ma quando sbaglia va riconosciuto...), e che si è beccato due gialli in 40 minuti dal fiscale arbitro Pairetto. Non ne è stato capace Addae, che è stato anch'egli subito ammonito e che, nei momenti di massima pressione, impiegava troppo tempo per stoppare il pallone e fare un passaggio, simbolo di un giocatore dalle grandi doti fisiche e dall'immensa generosità ma ancora troppo acerbo per far fronte a simili momenti in questa categoria. Non ne è stato in grado Cacia, lui però per colpe non sue, visto che è stato scientificamente e preventivamente toccato duro dagli arcigni difensori labronici. Non ne è stato capace Mengoni, tra i migliori fino al primo gol ,che poi però ha accusato crampi, non giocando da un pezzo. Non ne è stato capace Perez, che per l'ennesima volta quando la squadra è in ambasce si fa cacciare in maniera ingenua. Ma non basta fare questi nomi, perchè se ne possono fare tanti altri. La squadra di ieri è sotto accusa in toto. Non si può, con una cornice di pubblico cosi numerosa, effettuare una simile prestazione. Ma gli alibi non mancano di certo. Questa settimana è stata la peggiore dell'anno, indiscutibilmente. Pensare che una squadra già fragile di per sè potesse superarla senza esserne destabilizzata era da folli. E cosi è stato. Troppe le energie sprecate in questi giorni, considerate quelle già spese in questo campionato. E poi, la tattica. Si, conta anche quella. Perchè non appena raggiunto il pareggio di Cinaglia, l'Ascoli in 10 contro 11 ha continuato ad attaccare a testa bassa, senza pensare che magari, in inferiorità numerica e senza Cacia, il gol sarebbe potuto arrivare solo su un piazzato, cosi come lo era stato in precedenza. E qui, forse, l'assenza di un mister ha influito. Perchè dopo l'1-1 andava gestita la situazione, perchè la squadra era chiamata ad arroccarsi e ripartire, e non a subire una ripartenza, allungandosi paurosamente. Dopo una stagione, hanno capito tutti, anche i muri, che l'Ascoli per fare punti e risultati deve giocare compatta e di rimessa. Tanto più se in inferiorità numerica. E li, è mancata la lucidità dalla panchina per capire ciò che stava accadendo. Nessuna colpa a Beggi, il lavoro che ha svolto in questa settimana e le condizioni in cui lo ha svolto, merita solo elogi. Ma in una fase calda del campionato, con un patrimonio cosi grande da salvaguardare, non si può lasciare tutto al caso. Non può farlo una società come l'Ascoli, che sta cercando di crescere, che è da ammirare per l'impegno e la dedizione, per il cuore che mette in tutto ciò che fa (Casagrande docet....), ma che ha ancora tanti passi da fare per diventare grande.Certo, trovare un allenatore che venga per due sole gare potrebbe sembrare pura follia. Ma magari un vecchio marpione, che non allena da tempo, che è fuori dal giro, potrebbe servire, come figura che dia delle linee guida alla squadra. Che gestisca il momento. Che sappia essere un capo, perchè l'autogestione ( o roba simile) non porta a grandi risultati.  Con la pazienza si otterrà tutto, magari anche grazie a risultati delle altre. Perchè questa società lo merita, per la serietà, per la puntualità, per l'onestà. Speriamo di ottenerla in fretta questa benedetta salvezza. 

Sezione: Editoriale / Data: Dom 15 maggio 2016 alle 11:07
Autore: Manuel Fioravanti
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