La vita sugli spalti del Duca si fermò come il gran parte delle attività umane all’ora di pranzo di quell’Ascoli-Cremonese di febbraio 2020. Così all’improvviso senza nessun preavviso. Due campionati fa or sono. Quegli spalti che erano ancora ghiacciati dal gol del portiere volante stabiese (Provedel) al 95 esimo. Le porte del Duca si riaprirono poi per pochi e intimi tifosi in occasione della partita con la Reggiana lo scorso campionato (ottobre 2020) dove Bajc e Sabiri misero in mostra le loro doti balistiche. Sugli spalti in quella partita c’erano poco più di 300 tifosi. Distanziati, rigorosamente con mascherina. Divieto di bere una birra, di fumare una sigaretta, di tifare. Erano distanziati anche i piccoli figli dai rispettivi genitori. Senza tifo, senza vaccino ma con una vittoria in versione quasi teatrale.

Dopo un anno e mezzo il Del Duca riapre a metà. Lunghe file ai tornelli per controlli che a tratti rasentano il ridicolo, ma che compattano la folla alla battaglia fin prima del suo inizio. Che bello rivedere maglie bianconere, maglie con scritto Ascoli, maglie che parlano di Ascoli e di calcio e che danno voce a dialetti che coprono mezze Marche.

La curva nord e il suo anello superiore si riempiono quasi completamente, mentre la tribuna Mazzone forse a causa di costi non proprio popolari rimane un po' più sbiadita. Alla fine ci sono quasi 4000 tifosi bianconeri. E questo è davvero bello, emozionante, vitale. È come riacciuffare il respiro dopo esser stati in apnea per un lungo periodo. E anche quel piccolo spicchio di tifosi rossoblù venuti da laggiù forti del gemellaggio con il Matelica, ha avuto il suo impatto, la sua necessità, la sua importanza.

Tornare a guardarsi negli occhi tra il verde del prato e il bianco degli spalti, tornare a cantare le note che ci infervorano nella nostra arena, tornare a vedere il nostro Picchio da vicino, lì a due passi sotto una luna piena, non è stato solo un risveglio da un brutto sogno, ma un risveglio della vita in generale. C’era un fiume di persone a fine partita sul ponte. Viva la vita, viva il Picchio.

Ma come in ogni quadro, da quello che c’è in sala di casa a quello che fotografato nei grandi musei c’è una sbavatura, che può esser casuale o fortemente voluta. A questo quadro idilliaco manca la sua componente calda, e perché no romanticamente estrema: quella ultras. Come disse John Lennon- sono meglio le idee che gli ideali. In quest’epoca anche la mentalità più ferrea ha bisogno di adattarsi al cambiamento, ma soprattutto di idee e non di inseguire freddi e limitati ideali. Se ci si è distinti per la vicinanza alle popolazioni terremotate non si può restare fuori dello stadio per un semplice capriccio. In fondo questa pandemia non è stata altro che un terremoto mondiale.

E allora sulle note di una canzone di Rkomi: Lascia che tu sia, una mia fantasia / Prima che riapra gli occhi e ti portino via

L’epoca attuale è precaria e difficile, ma ci sta insegnando come le piccole cose e i piccoli tempi siano di un’estrema importanza. Non fermiamoci quindi solo all’assaggio, la vita va assaporata e gustata fino alla fine.

L’amore sfonda le porte, l’ideale si ferma sulla soglia.

Con la speranza di esser sempre di più, buon campionato a tutti. La vita è ora.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 23 agosto 2021 alle 12:00
Autore: Massimo Virgili
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