Caro Emanuele (Padella) ci hai fatto goal e ti sei commosso un istante dopo. Tu che sei l’esempio che l’Ascoli Calcio è davvero quella malattia che quando ti si attacca non va più via. Non ti preoccupare del tuo vecchio Picchio, il suo volo è già scritto. Il tuo goal è stato il Segno del Destino. Proprio tu al 93 esimo, ci ha riportato all’ennesima sconfitta, e perdonaci se aggiungiamo … l’ennesima sconfitta contro una squadra formato nulla.

Eppur era così semplice, bastava così poco quest’anno per salvarsi. Quattro spiccioli in croce per comprare giocatori italiani con quel po' di tecnica e tanta foga. E affidarli ad un allenatore normale, guidato da un direttore sportivo normale.

Siamo nel bel mezzo della tempesta aspettando che la nave coli a picco. Partita dopo partita si intravede già qualcuno che ha il salvagente alla cintura ed è pronto ad abbandonare la nave. C’è qualcuno che ancora trova qualche motivo per giocare con i compagni, c’è qualcuno che lo trova ancora un semplice divertimento. Tunnel, tunnel, ancora tunnel, botta all’incrocio. Eppur sa di playstation e poco di sana realtà. Perché ora come ora l’Ascoli è il teatro dell’orrore e non un circo. Concretezza e sacrifico sono alieni.

L’Ascoli è diventato virtuale così com’è il suo Patron. Tutto Instagram e FAC, ma se vuole prendere qualcuno in giro, cominciasse da lui stesso. Comunicati ufficiali degli Ultras e striscioni sono parole reali e messe ben in vista: non sono stories di 24 ore, sono verità indelebili.

La squadra che ha costruito probabilmente non è poi così scarsa. Eppur neanche i suoi stessi calciatori sembrano credere al suo progetto. E quel Delio Rossi che sembra invecchiato e diventato timido come mai lo era stato.

La tifoseria dell’Ascoli Calcio è formata da Ultras, tifo medio, tifo occasionale, simpatizzanti e un’infinita di persone che tengono all’Ascoli per amore del proprio caro, del proprio collega, del proprio amico. Ossia di quell’infinità di persone che magari non seguono neanche il calcio, eppur tengono all’Ascoli. E ad ogni loro timida domanda sull’esito della partita, il tifoso vero risponde costantemente da tempo- Perso, abbiamo perso!

E tutta quell’infinità piomba nel vuoto, in un silenzio triste e angoscioso.

Caro Patron, lei ha preso in mano, un sogno che è infinitamente più grande di lei e di noi tutti. Ma Noi di quel Sogno ci nutriamo, lei di quel Sogno ci sta derubando …

Sezione: Editoriale / Data: Sab 19 dicembre 2020 alle 16:16
Autore: Massimo Virgili
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