Nato e cresciuto a Milano, Walter De Vecchi sembra essere l'incarnazione perfetta di quel mediano cantato da Ligabue (Oriali non si offenda). Eh si, perché il buon Walter, in mezzo al campo, di palloni, ne ha recuperati davvero tanti. Il suo esordio nei professionisti è datato 1973, con la maglia rossonera di un Milan pre Berlusconiano con Albino Buticchi presidente ed, in panchina, Cesare Maldini. Una sola presenza e poi, l'anno seguente, in prestito a Varese, in provincia, a far le ossa. Un nuovo ritorno al Milan e poi nuovamente in prestito, in Brianza, precisamente a Monza dove, in tre anni, colleziona 97 presenze ed 11 reti, meritandosi il ritorno, dalla porta principale, in maglia rossonera. Sembra, per Walter, la consacrazione definitiva. Il suo Milan, finalmente, ha notato le sue qualità ed il nuovo allenatore, il "barone" Nils Liedhom, sembra intenzionato a concedergli le chiavi del centrcampo. Primo anno, pronti via e Walter vince il Campionato di Serie A, il decimo, Per Walter è consacrazione; gioca tanto, pulendo dalle manovre avversarie il centrocampo, ed ogni tanto, si toglie anche il vizio del goal, andando a segno a Napoli (1-1), in casa col Torino (1-0), a Verona (1-3) e, soprattutto, nel derby della Madonnina, contro l'Inter, firmando una doppietta, all'80esimo ed all'89esimo, che riporterà il risultato in pareggio (2-2) dopo che i nerazzurri erano riusciti ad andare in rete con Oriali ed Altobelli. Una grande annata per il mediano, che stringe un gran rapporto di amicizia con un altro ragazzo, arrivato a Milano in quell'estate, un tale Walter Novellino, che condividerà con De Vecchi gran parte della carriera. L'anno successivo i rossoneri partono favoriti ma, dopo un lungo spalla a spalla con i cugini neroazzurri, cedono il passo alla Juventus e terminare il campionato in terza posizione. Lo scandalo del Calcioscommesse, però, travolge la società rossonera, spedendo il Milan in Serie B e vanificando le ambizioni di tifosi e calciatori, compreso De Vecchi. Il mediano, però, non cede alle tentazioni della massima Serie e resta a Milano, conquistando sul campo la promozione dopo un solo anno di cadetteria, convinto di poter esser ancora parte di un nuovo ciclo vincente del Milan. Non saranno dello stesso avviso il nuovo presidente Giuseppe Farina ed il neoallenatore Luigi Radice che non vedono Walter parte del progetto Milan e lo sostituiscono con Adelio Moro. Sembra la fine di un'era, De Vecchi è costretto a lasciare nuovamente la sua squadra del cuore. Uno strano gioco del destino, vedrà il Presidente Rozzi, dell'Ascoli, interessarsi a quel mediano con il fiuto del goal proprio per sostituire Moro, passato ai Diavoli. De Vecchi, quindi, firma per l'Ascoli Calcio. Nelle Marche troverà una seconda casa, giocando per la casacca bianconera tre stagioni, disputando 84 presenze e siglando 11 goal, alla corte di Carletto Mazzone ed in compagnia del suo amico Walter Novellino. Ancora insieme, a far appassionare i tifosi ascolani. Le strade dell'Ascoli e di De Vecchi si separano nel 1984, con la retrocessione in Serie B del Picchio ed il trasferimento del mediano al Napoli, nella prima annata in Italia di un certo Maradona. Da lì comincerà la fase conclusiva della carriera del mediano Walter, che giocherà ancora fino al 1992, ritirandosi a 37 anni ed iniziando una nuova avventura, come allenatore, che lo porterà, dopo un lungo girovagare, sulla panchina delle giovanili della squadre che ama, di quel Milan che Walter ha contribuito a rendere grande, cucendo la prima stella sul petto della storia rossonera.
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