Intervistato da TuttoC.com, l'ex allenatore dell'Ascoli Mario Petrone ha commentato l'intero movimento della Serie C: "Le riforme emanate da Zola, dalla Lega di C, in senso prospettivo sono molto importanti, perché si parla di settore giovanile e nei prossimi anni i  giovani che giocheranno dovranno uscire dal settore giovanile proprio. Sotto questo aspetto ci troviamo molto d'accordo tutti, però a volte bisogna anche valutare la realtà in cui ci si trova. Io abito in Sardegna, Olbia, vi faccio l'esempio del caso nostro, qua c'è l'unica società in Serie C che è la Torres, che però non ha un bacino d'utenza come quello di una città di Milano, Roma, Napoli, quindi sono un po' penalizzati. Bisogna vedere un po' il modus operandi nei prossimi anni, perché credo che il feedback  lo chiederanno alle società e spero che prendano in considerazione anche l'ipotesi di rivedere delle regole, perché sulla carta va bene tutto, però poi bisogna essere anche realisti e cercare di correggere il tiro per migliorare sempre le situazioni. Io sono per i giovani che meritano, preferisco piuttosto dare un contributo uguale a tutte le società, partendo dalla serie A, come fanno in Inghilterra, dalla serie A all'ultima categoria dei professionisti, a scalare in base alla classifica e si dà un premio, ma è un premio che ricevono tutti, anche la retrocessa della serie C, perché il calcio è meritocratico, le spese che hanno la società dei professionisti non ce le hanno i dilettanti. Le regole vanno riviste a 360 gradi. Ieri facevo un intervento per la Fiorentina e io vedo Fortini, un 2006, giocare in serie A, ma il ragazzo gioca per meritocrazia, non perché c'è l'obbligo dell'età. Allora se succede in serie A, perché non deve succedere anche in serie C? Io a 16 anni giocavo in serie C perché meritavo, non perché ero figlio di qualcuno oppure avevo uno sponsor dietro o qualsiasi altra cosa. Si gioca per meritocrazia, quindi spero che venga rivisto anche questo tipo di valutazione, perché poi vediamo i risultati. La nazionale è lo specchio di quello che è il nostro sistema. Per noi allenatori la formazione è fondamentale. Parlo a titolo personale, ho fatto due anni in Sud America per vedere il talento dove nasce, il lavoro che fanno in Ecuador. Le giovanili stanno facendo dei numeri incredibili. È bello vedere una metodologia diversa, ma non poi tanto da quello che noi facevamo dieci anni fa. Si parla di uno contro uno, di situazioni che accadono sul campo. Se parliamo di giovani,  noi dobbiamo rivedere i giovani che realmente facciano le due fasi, di puntare l'uomo, di saltare l'uomo, di usare dribbling, di osare per andare a vincere una partita. E in fase difensiva mettere nelle condizioni il giocatore, di imparare che cos'è la fase difensiva, la postura sull'uomo, la marcatura, il come marcare. Questi principi, nell'ultimo periodo, li vedo poco. Io guardo molto la Serie B e la C, calcio a 360°, però poi vado a vedere delle situazioni molto rivedibili, alla fine manca una base proprio concettuale, di tattica individuale applicata a quella che è la marcatura. È un peccato perché vedi che è una cosa che manca dalle basi. Questo significa che è un sistema che va totalmente rivisto e non ci dobbiamo veramente vergognare se diciamo che le altre fasi lavorano meglio di noi".

Sezione: News / Data: Mar 18 novembre 2025 alle 15:00
Autore: Tutto Ascoli Redazione
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