L’Ascoli continua a mostrare segnali evidenti di difficoltà nel reparto offensivo, un problema che nelle ultime settimane sta diventando strutturale e non più legato al singolo episodio. Al di là dei risultati, ciò che preoccupa maggiormente è la sensazione di stanchezza generale e la mancanza di alternative nella costruzione della fase d’attacco.

La manovra bianconera tende a essere prevedibile: gli esterni e le mezzepunte si intestardiscono nel cercare l’ingresso in area palla al piede, forzando giocate centrali anche quando gli spazi sono chiusi. In un contesto del genere, appare quasi inspiegabile la scarsità di cross verso Gabriele Gori, centravanti che per caratteristiche fisiche e senso del gol potrebbe trarre grande beneficio da una maggiore produzione dalle corsie laterali.

Il dato più emblematico arriva proprio dalla condizione dello stesso Gori, costretto ad abbandonare il campo con i crampi dopo aver speso energie enormi. Il centravanti biondo è chiamato a fare tutto: abbassarsi per cercare palloni giocabili, lottare spalle alla porta, aprire spazi per i compagni e persino dare una mano in fase difensiva. Un lavoro oscuro e dispendioso che, però, lo allontana troppo spesso dalla zona dove dovrebbe essere realmente decisivo: l’area di rigore.

Attorno a lui, il rendimento degli altri interpreti offensivi non riesce a garantire il cambio di passo necessario. Silipo fatica a incidere e non è riuscito a replicare l’impatto e la profondità che in passato aveva garantito Del Sole. Sull’altra fascia, D'Uffizi appare leggermente affaticato, meno brillante nell’uno contro uno, mentre anche Rizzo Pinna sembra aver perso quella lucidità che gli permetteva di accendere la manovra negli ultimi metri.

Il risultato è un attacco che gira a vuoto, con pochi movimenti senza palla e una scarsa capacità di variare il ritmo. Senza ampiezza e senza cross, Gori diventa un riferimento statico, facile da contenere per le difese avversarie. E quando l’unica soluzione resta l’iniziativa individuale, la squadra finisce per schiacciarsi su se stessa, perdendo fluidità e incisività.

In un campionato complesso come la Serie C, queste lacune rischiano di pesare nel medio-lungo periodo. L’Ascoli ha bisogno di ritrovare freschezza mentale prima ancora che fisica, ma soprattutto di ampliare il proprio repertorio offensivo. Perché senza rifornimenti adeguati e senza alternative di gioco, anche il sacrificio del suo centravanti rischia di diventare sterile.

Sezione: News / Data: Mar 23 dicembre 2025 alle 12:00
Autore: Tutto Ascoli Redazione
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