"Ci son cascato di nuovo" recita un'ormai noto ritornello di Achille Lauro.
Eccoci qui a commentare l’ennesimo scivolone del nostro amato Ascoli, messo alle corde stavolta da un Modena davvero mediocre, che sembrava essere tranquillamente un avversario alla portata dei bianconeri.
E pensare che due sconfitte consecutive al "Del Duca" non si vedevano da tempo immemore.
Il Picchio partiva ai nastri di partenza come una delle favorite della griglia per giocarsi un posto nei play-off.
Secondo gli esperti e addetti ai lavori, l’Ascoli Calcio 1898 annoverava una delle migliori coppie difensive dell’intero torneo cadetto, o addirittura proprio la più forte, completa e meglio assortita.
Oltre a possedere un'ottima rosa e un’ossatura di squadra già consolidata e ben amalgamata dalla splendida cavalcata dello scorso anno sotto la guida di mister Sottil, poi volato verso Udine.
Proviamo a snocciolare il vero snodo cruciale della fin qui travagliata stagione bianconera.
PILLOLE DEL MATCH
L’attenuante principale che si può attribuire a Cristian Bucchi è che fino all’espulsione di Peppe Bellusci, avvenuta al 75’ minuto, proprio nel nostro miglior momento, l’Ascoli non aveva affatto sfigurato. Anzi, aveva offerto una prestazione attenta e ordinata, anche se non scintillante. Raggiunti sull' 1 a 1 da Falcinelli, bravo e scaltro ad approfittare di uno sciagurato rinvio dal fondo di Enrico Guarna e di una difesa troppo alta e svagata, i bianconeri hanno perso definitivamente la trebisonda nei venti minuti finali, senza riuscire più ad essere incisivi e davvero pericolosi sotto porta.
Quattro, gol a parte, le occasioni degne di nota nell’arco del match. Nel primo tempo, un colpo di testa di Federico Dionisi ben indirizzato all'angolino ma deviato in angolo dal portiere emiliano. Di seguito, la monumentale chance per raddoppiare capita sui piedi di Botteghin sugli sviluppi del piazzato, ma il gigante brasiliano spedisce incredibilmente la palla sul fondo. Nella ripresa invece, un' opportunità clamorosamente sciupata da Cedric Gondo. A due passi dalla porta, dopo il sinistro volante del Capitano respinto male dal portiere Gagno, l’attaccante ivoriano non riesce a capitalizzare in rete. L'ultima occasione invece vede protagonista Pedro Mendes, il quale in spaccata non riesce a dare forza al pallone arrivato dalla destra con un cross sontuoso di Ciciretti. Il bomber portoghese riesce purtroppo solamente a ciabattare la sfera e la spedisce di pochi centimetri sopra la traversa.
Per quanto riguarda i singoli, buona prova di Danilo Quaranta che da braccetto di sinistra continua a stupire con diligenza, tempismo e personalità. Giuseppe Bellusci, ci "piange" il cuore scriverlo, ma davvero irriconoscibile. Nervoso fin dall’inizio ed evidentemente condizionato dal cartellino giallo preso dopo pochi minuti dal calcio d'inizio, lascia i suoi compagni in dieci nel momento più delicato del match. Bene Cedric Gondo nel lavoro da pivot spalle alla porta, a fare da "boa" e punto di riferimento per i compagni. Capitan Federico Dionisi il consueto condottiero e gladiatore imprescindibile, finché c’è lui in campo stanno tutti con le antenne dritte. Anche gli arbitri! Discreto ingresso per Amato Ciciretti, parso più pimpante del solito e autore di buone discese sulla fascia destra. Marcel Buchel invece meno illuminante del solito.Sulla sua performance pesa purtroppo l’errore che ha causato l'espulsione di Bellusci, episodio in cui il metronomo bianconero si lascia scippare una palla "sanguinosa" . Davvero male Christopher Lungoyi, entrato svogliato e svagato, solito arruffone, confusionario e privo di lucidità. Irritante!
E Christian Bucchi?
Gli errori marchiani più evidenti che possiamo imputargli sono probabilmente due.
Il primo riguarda la gestione dei cartellini gialli. L’allenatore bianconero ci ha abituati a cambiare i calciatori con l’ammonizione pendente sulle spalle senza far troppo caso ai nomi, anche tra primo e secondo tempo. Questa volta che presumibilmente il cambio di Bellusci era necessario, visto il giallo al 3’ minuto di gioco e il palese nervosismo del difensore, i mister ha deciso di lasciarlo in campo fino allo stremo. E' vero che Simic non era neanche in panchina e ricambi "di ruolo" per i centrali non c'erano, ma Salvi può benissimo ricoprire quella posizione, soprattutto se da subentrante e per una mezz'ora. Invece sappiamo tutti com'è finita…
Il secondo abbaglio, a nostro modesto avviso, è avvenuto sui due cambi contemporanei dei "quinti", i terzini fluidificanti, gli esterni del 3-5-2. Modulo ben diverso dal 4-3-3, assetto tattico in cui è consuetudine cambiare entrambi gli esterni offensivi per dare nuova linfa all'attacco.Out Nicola Falasco e Marcello Falzerano, che stavano facendo piuttosto bene e non sembravano a corto di ossigeno, e dentro Salvi e Adjapong. Alessandro probabilmente non ha più corsa e stamina per ricoprire quel ruolo, dato che deve coprire l'intera fascia. L'età avanza per tutti, difatti si è rivelato inadatto e inconcludente. Claud invece, agile e scattante come un ghepardo, a sinistra non riesce a sfruttare appieno il suo potenziale e la sua velocità fulminea da saetta. Visto che tecnicamente non è così eccelso, e per rientrare sul mancino perde sempre un tempo di gioco, perché non provarlo a destra, sua collocazione naturale, dove potrebbe trovarsi più a suo agio? Resta il fatto che pochi secondi dopo il cambio è arrivato il pareggio di Falcinelli. Ed era tutto da rifare daccapo. Ma con due sostituzioni già "bruciate".
Speriamo che a Bari ci sia voglia di lottare e dare risposte a un pubblico appassionato ma anche giustamente esigente come quello ascolano.
IL CONFRONTO
È sotto gli occhi di tutti che l’annata dell’Ascoli sotto la guida dell’allenatore Cristian Bucchi è stata sinora deludente e non gode delle migliori prospettive future. Fatta eccezione per l’iniziale fuoco di paglia e il cenno di risveglio a Benevento, le prestazioni sono state scostanti e altalenanti.
Il mister bianconero fino ad oggi non ha saputo trarre il meglio da alcun calciatore, tranne forse Cedric Gondo, che aveva comunque lasciato intravedere ottime cose già a Firenze, Cremona e Salerno.
Nessuno, tra coloro che erano già in rosa lo scorso anno, è migliorato, né alzando il livello delle prestazioni, né migliorando le proprie statistiche. Anche i nuovi arrivati, a parte il bomber ivoriano appunto, non sembrano aver risentito positivamente della presenza di Bucchi in panchina. Anzi, faticano ad inserirsi e a trovare titolarità con continuità.
Dunque, è tutto da buttare?
No di certo!
Perché a Palermo sembravamo un Dream Team. Solidi, compatti e ficcanti, abbiamo dominato a 360° il match, siamo stati concreti, cinici e determinati. Trascinati da un'incontenibile Gondo che, con le dovute proporzioni, somigliava ad una fusione tra Ruud Gullit e George Weah.
Perché a Benevento nella prima frazione di gioco li abbiamo asfaltati, nonostante un nuovo modulo per noi ancora da conoscere e consolidare. Senza tralasciare l'entusiasmo evidente, sia nei calciatori giallorossi che in tutto lo Stadio Vigorito, per l’arrivo di Fabio Cannavaro in panchina.
Perché Dario Saric è stato venduto negli ultimi giorni di mercato, e il ginocchio del suo degno sostituito Gnahoré ha fatto crack ancor prima di vederlo all’opera. Quanto sarebbe servito ora Eddy, con le sue incursioni maestose e la fisicità strabordante alla Wesley Snipes nel film Blade.
Le attenuanti ci sono !
Purtroppo però c’è una carta che gioca a sfavore di Bucchi già da quest’estate e che continua ad aleggiare sopra la testa dell’allenatore bianconero come la proverbiale nuvola Fantozziana, questo maledetto CONFRONTO ipotetico che non smetterà mai di tormentarlo durante la sua avventura nelle Marche.
In ogni feudo del tifo ascolano, in ogni redazione, in ogni via, in ogni angolo di strada, in ogni bar, in ogni tavola imbandita, in ogni discussione, in ogni chiamata, in ogni commento, in ogni messaggio, in ogni pensiero più recondito di ogni tifoso ascolano, c’è una sola domanda che si sente riecheggiare costantemente, anzi due.
Dove sarebbe arrivata questa squadra con Mister Sottil, con un anno in più di amalgama e con gli acquisti giusti, visto lo spumeggiante campionato che l'allenatore piemontese sta disputando con l’Udinese, terzo in Serie A, che sta facendo soffrire chiunque con un calcio moderno e dinamico ?
E poi…
Con un allenatore come Filippo Inzaghi, che di Andrea Sottil sembrava il sostituto designato, primo in serie B con la Reggina, il quale ha già creato un’energia di squadra coinvolgente ed elettrizzante in pochi mesi, il nostro amato Picchio che vette avrebbe potuto raggiungere?
Sappiamo bene com’è il calcio, basterebbe una vittoria convincente sabato a Bari per mettere tutto a tacere, ricreare quell’armonia che ti permetterebbe di fare bene anche in Coppa Italia contro la Sampdoria di Dejan Stankovic, e perché no magari vincere anche con il Cagliari sullo slancio dell’entusiasmo.
Per ora, tuttavia, il cielo Piceno rimane grigio e colmo di nubi minacciose. Spetta a Christian Bucchi e ai suoi Uomini spazzarle via, e far tornare a splendere il sole sulla “Città delle cento torri”.
Come diceva Vujadin Boskov :
“Ascolano o con piedi sotto terra, o con piedi sopra cielo… mai ascolano con piedi sulla terra!”
Fateci tornare a volteggiare sopra il cielo, si stava divinamente
Andale Picchio
Fabio Bachetti
Autore: Fabio Bachetti
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