Si sta come la neve sui monti, come il gelo di un inverno tornato a bussare alle porte del Piceno. Si sta infreddoliti su quei gelidi gradoni, si sta al caldo sul divano col camino acceso, e la nonna che frigge e colora ogni cosa per i sorrisi dei bambini in maschera e in clima carnevalesco.

Si sta come la noia prima e il dolore poi, dentro una poesia leopardiana. L’Ascoli sembra ricadere in una di quelle partite ombra, che ogni tanto lo caratterizzano specialmente tra le mura amiche. Un’ora di nulla, e poi la coltellata che incredibilmente fa male. Mister Sottil le prova tutte e cerca di rimediare all’imponderabile. Mette le armate pesanti, quei calciatori che una squadra come la nostra non può permettersi di tenere in panchina.

83° rasoiata di Falasco. Pareggio. 91° incursione di Maistro. Rigore. Respinta. Goal! Sta volta il gelo non ha il freddo colore dell’oscurità, ma prende Fuoco e si colora con lo scoppio delle più belle stelle filanti.

Poteva esser il teatro degli orrori, ma stavolta è andata bene. È andata come doveva andare. Abbiamo dimostrato che la gente come noi non molla mai. E che la gente come noi crede ai play off.

Non abbiamo resuscitato i morti, come spesso accade. Il destino dello Squalo è di sprofondare negli abissi della C. Non potevamo scrivere dopo questa partita un finale diverso per demerito nostro. Tuttavia ci abbiamo provato con dedito impegno a fare schifo per oltre 80 minuti; ma quello che conta alla fine è il risultato finale. Quel triplice fischio che segna la fine dell’inverno e ci riconsegna una settimana di sole pieno (almeno per qualche giorno).

E ora andiamo a Lecce, andiamoci a prendere un’altra gioia, che ad esser felici non ci si annoia mai.

Forza Picchio, portaci a volare con te.

Avanti Picchio, Nessuna Resa.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 27 febbraio 2022 alle 17:57
Autore: Massimo Virgili
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